
Penso ancora a quando mi parlava di una parola che non ho mai compreso appieno: “uguaglianza”. Ai suoi tempi gli ignoranti, o almeno alcuni, credevano che si potesse arrivare ad un’uguaglianza tra le genti del mondo.. ahaha non c’è cosa più assurda!! La divisione delle classi sancita una cinquantina di anni fa è stata la cosa migliore della storia dell’uomo, ognuno quando nasce sa cosa lo aspetta in vita. E così siamo tutti più tranquilli e felici.
Come sappiamo le città sono ormai intasate e solo i burbi ci vivono… non riesco a capire come facciano!! Quello che ai suoi tempi era considerato un centro di vita e un luogo dove sperare di vivere, non è altro che un campo di lavoro per la gente delle villette..bah così ci chiamano. Tutti là a darsi da fare in quelle centrali di idrogeno, la vera svolta scientifica del ventunesimo secolo, che ha salvato il pianeta dalla catastrofe, quando, all’inizio del secolo, il riscaldamento della terra si accelerò considerevolmente. Le pianure verdi scomparivano di anno in anno, le specie animali più diverse comparivano e scomparivano mutando l’ecosistema di tutte le zone ancora fertili. Mio padre ricorda ancora quando si videro i primi leproserpiditi, animali strani, che in un batter d’occhio fecero scomparire tutti gli insetti della zona. In principio tutti pensarono a un miracolo, per un anno o due le piante e le vegetazioni furono rigogliosissime, ma dopo il terzo anno tutto improvvisamente rinsecchì. La flora e la fauna divennero di colpo un ricordo ancestrale, immerso nell’immaterialità del ricordo, nascosto così bene da non riaffiorare mai più. Tutto sommato però, siamo riusciti a sopravvivere con l’impianto di forme animali geneticamente modificate e a uscire così da una catastrofe annunciata. La gente iniziò a vedere di buon occhio la scomparsa dei vecchi generi di vita, visti come semplici rivali nella difficile scalata della vita nell’ecosistema ormai creato. "Animali.., uff!! questi animali, ci torturano", queste le frasi più frequenti. Il nonno diceva però che si era sottovalutato il problema, si era sottovalutato tutto: “L’essere umano è un animale, lo abbiamo ormai dimenticato tutti!”, così diceva, poverino… ancora immerso nella sua mentalità retrograda. Noi siamo uomini, superuomini, possiamo distruggere e creare, moltiplicare e dividere, scindere ed unire. Siamo Dio. Siamo padroni del nostro destino, e il nostro destino è la supremazia.
Io dal canto mio, mi ritengo fiero e fortunato di vivere in un’epoca in cui l’uomo è riuscito a dominare un pianeta al cui confronto potrebbe essere un semplice granello di sabbia artificiale, in un’epoca in cui, superate le vecchie superstizioni sulla natura, si sono finalmente comprese le potenzialità creatrici della scienza, che è il futuro, o meglio “crea” il futuro. Anche se non riesco a dare una spiegazione logica, durante brevi interspazi di tempo e lettura, a quello che il mio vecchio nonno voleva dirmi. Ho da poco ritrovato una sua vecchia agenda elettronica, e forse le osservazioni in essa racchiuse, che lui si ostinava ancora a chiamare col suo tono arcaico “pensieri”, sono solo le farneticazioni tipiche dello stato senile, destinate a restare incomprensibili per un ragazzino dei nostri giorni. Ricorderò mio nonno così, come un vecchio bizzarro che scriveva:
“Il tempo ci cambia, il cambiamento a volte ci distrugge, il mutare ci annienta ed io non so più chi sono, cosa sono, cosa ci faccio qui, in un mondo che non è reale ed allo stesso tempo non è immaginario. Vivo nel limbo di passioni artificiali, che mi spingono alla sopravvivenza senza darmi l’idea di ciò che meriti di essere vissuto, nel vuoto dei miei 110 anni cado in un nero abissale che mi opprime e che per altri è sollevazione. Fluttuo in ciò che pare immateriale ma che a tutti gli effetti ci avviluppa in uno stato di agonia che ereditiamo dalla nascita, e che tratteniamo e sopportiamo fino alla morte.”