Oggi la parola d’ordine è senz’altro solidarietà. La grande tragedia che si è abbattuta sui nostri connazionali d’Abruzzo rende inutile qualsiasi altra parola. Si assiste a una gara di generosità di cui solo il popolo italiano è capace nelle grandi prove. E questa è una grande prova.
Non bisogna, però, fare l’errore di non pensare in momenti come questi. Anzi, sono proprio tragedie come queste che portano a pensare.
Che cosa si poteva fare?... Nulla, dice Bertolaso. Certi eventi non sono prevedibili.
Ne siamo proprio così sicuri?
Il povero Giuliani, tecnico-ricercatore dei laboratori nazionali del Gran Sasso e inventore di un sistema per prevedere i terremoti, si è preso dell’imbecille e un avviso di garanzia per “procurato allarme” per aver affermato il contrario.
Il risultato delle “allarmistiche” dichiarazioni di Giuliani è sotto gli occhi di tutti. Ora ci sarebbe da stabilire chi è l’imbecille, se l’umile tecnico Giuliani o il grande capoccione Bertolaso.
Ma anche questo è sotto gli occhi di tutti.
Il grande capoccione ha liquidato la cosa con un semplice “non si possono prevedere i terremoti”, diffuso a gran voce sulle reti nazionali e berlusconiane, nell’ennesima campagna mediatica a favore di un servo del padrone e a discapito di un povero cristo.
Il popolo della Rete invece è tutto dalla parte di Giuliani che, probabilmente, o sicuramente, è meno imbecille di chi così lo ha chiamato, visto che, purtroppo, ha colpito nel segno.
Il “caso Giuliani” provoca quanto meno grande imbarazzo ai servi ed ai padroni, e lo dimostrano le reiterate affermazioni sulla non prevedibilità dell’evento, con cui ci bombardano dai media, nell’intento, questo sì smaccatamente prevedibile, di pararsi il culo e la faccia, che poi sono la medesima cosa.
E’ chiaro che ancora molto c’è da ricercare, ma il progresso scientifico e tecnologico, da che il mondo è mondo, è andato sempre avanti; non è mai tornato indietro. Solo che, una classe politica italiana come quella che ci ritroviamo, certe cose non le sa e non le vuol sapere.
Continua a frenare le capacità migliori, a respingere le menti migliori e fare in modo che se ne vadano all’estero, dove riescono a portare a termine le loro ricerche per la grande soddisfazione della nazione che li ospita e per la più grande fregatura dell’Italia che li ha mandati via.
E’ successo a Carlo Rubbia, che nel 2004 fu scacciato dalla presidenza dell’ENEA, e continua a succedere. Rubbia se ne andò in Spagna, dove ha realizzato il solare termodinamico, e noi siamo rimasti con un palmo di naso!
Il problema vero è l’ignoranza della classe politica italiana che non sa nemmeno trovare un punto d’incontro con il mondo della scienza. A loro interessa che non vengano intralciati i loro piani elettorali e i loro giochi di potere, e non altro.
Zittire i ricercatori e metterli in condizione di non operare è la caratteristica della politica italiana, a cui non importa quanto sei bravo, ma solo l’etichetta che hai appiccicata addosso.
Nuvola Rossa
Non bisogna, però, fare l’errore di non pensare in momenti come questi. Anzi, sono proprio tragedie come queste che portano a pensare.
Che cosa si poteva fare?... Nulla, dice Bertolaso. Certi eventi non sono prevedibili.
Ne siamo proprio così sicuri?
Il povero Giuliani, tecnico-ricercatore dei laboratori nazionali del Gran Sasso e inventore di un sistema per prevedere i terremoti, si è preso dell’imbecille e un avviso di garanzia per “procurato allarme” per aver affermato il contrario.
Il risultato delle “allarmistiche” dichiarazioni di Giuliani è sotto gli occhi di tutti. Ora ci sarebbe da stabilire chi è l’imbecille, se l’umile tecnico Giuliani o il grande capoccione Bertolaso.
Ma anche questo è sotto gli occhi di tutti.
Il grande capoccione ha liquidato la cosa con un semplice “non si possono prevedere i terremoti”, diffuso a gran voce sulle reti nazionali e berlusconiane, nell’ennesima campagna mediatica a favore di un servo del padrone e a discapito di un povero cristo.
Il popolo della Rete invece è tutto dalla parte di Giuliani che, probabilmente, o sicuramente, è meno imbecille di chi così lo ha chiamato, visto che, purtroppo, ha colpito nel segno.
Il “caso Giuliani” provoca quanto meno grande imbarazzo ai servi ed ai padroni, e lo dimostrano le reiterate affermazioni sulla non prevedibilità dell’evento, con cui ci bombardano dai media, nell’intento, questo sì smaccatamente prevedibile, di pararsi il culo e la faccia, che poi sono la medesima cosa.
E’ chiaro che ancora molto c’è da ricercare, ma il progresso scientifico e tecnologico, da che il mondo è mondo, è andato sempre avanti; non è mai tornato indietro. Solo che, una classe politica italiana come quella che ci ritroviamo, certe cose non le sa e non le vuol sapere.
Continua a frenare le capacità migliori, a respingere le menti migliori e fare in modo che se ne vadano all’estero, dove riescono a portare a termine le loro ricerche per la grande soddisfazione della nazione che li ospita e per la più grande fregatura dell’Italia che li ha mandati via.
E’ successo a Carlo Rubbia, che nel 2004 fu scacciato dalla presidenza dell’ENEA, e continua a succedere. Rubbia se ne andò in Spagna, dove ha realizzato il solare termodinamico, e noi siamo rimasti con un palmo di naso!
Il problema vero è l’ignoranza della classe politica italiana che non sa nemmeno trovare un punto d’incontro con il mondo della scienza. A loro interessa che non vengano intralciati i loro piani elettorali e i loro giochi di potere, e non altro.
Zittire i ricercatori e metterli in condizione di non operare è la caratteristica della politica italiana, a cui non importa quanto sei bravo, ma solo l’etichetta che hai appiccicata addosso.
Nuvola Rossa